Pubblicato il 7 maggio 2016 · Categorie: Comunicazioni · Tags: ,
ARCIDIOCESI LOGOS

 

PER RECEPIRE IN DIOCESI LA “AMORIS LAETITIA”

Le indicazioni del Vicario generale sull’Esortazione apostolica del Papa,
frutto di un’ampia e articolata consultazione
che ha coinvolto il Consiglio episcopale milanese, i Vicari e i Decani

1. Il tutto è più importante della parte

La prolungata concentrazione sul tema “famiglia”, spesso ridotto dalla pressione mediatica e da diffuse aspettative indotte da situazioni di sofferenza o da atteggiamenti di insofferenza, alla questione della comunione ai divorziati risposati, può facilmente suggerire un atteggiamento frettoloso di fronte all’ampio documento offerto da Papa Francesco alla comunità dei fedeli.
La fretta spinge a concentrarsi su una parte sull’esortazione, a parlare solo di quel tema, a cercare la risposta alla propria aspettativa correndo alle pagine dedicate all’argomento per vedere se il Papa dice “sì” oppure “no”.

Papa Francesco offre invece l’invito a evitare una “lettura generale affrettata” (n.7).
Accogliendo questa indicazione metodologica è opportuno contrastare la fretta, entrare nello spirito di Amoris Laetitia e del magistero complessivo di Papa Francesco, riprendendo in particolare Evangelii Gaudium, come Papa Francesco stesso ha raccomandato.
Si può ipotizzare una scansione temporale che si propone un percorso il cui esito, se sarà necessario, potrebbe essere la pubblicazione di una nota pastorale (cfr n. 2). Di questo percorso si debbono indicare le tappe e il metodo.

2. Assecondare l’opera dello Spirito
nel far risplendere il volto della Chiesa

In questo tempo, come in ogni tempo, la missione della Chiesa e in particolare dei ministri ordinati è quella di essere segno del Regno e via all’incontro con il Signore. Si deve riconoscere che la figura, lo stile, la parola, l’opera di Papa Francesco è recepita da molta parte della sensibilità attuale come una espressione della maternità della Chiesa. Il facile schematismo dei media sembra porre una cesura tra il prima (la Chiesa del “no”) e il dopo (la Chiesa madre).
Ogni schematismo è riduttivo e in sostanza ingiusto.
Tuttavia la lettura di Amoris Laetitia e l’ispirazione che ne viene è un’occasione per presentare il volto della Chiesa come Chiesa che è madre.
Anche di fronte a richieste e pretese maldestre che esigono risposte perentorie e ricette sbrigative i ministri ordinati sono chiamati a rispondere con dolcezza e amabilità, senza venire meno all’invito esigente a conversione e annunciando la verità di Gesù, custodendo i sentimenti di Gesù e vivendo con lo stile di Gesù: «Anche nel cuore di ogni famiglia bisogna far risuonare il kerygma, in ogni occasione opportuna e non opportuna, perché illumini il cammino» (n. 290).

3. Per la recezione di Amoris Laetitia:
la lettura integrale

L’ampiezza dell’esortazione, ben motivata dal percorso di confronto e discernimento ecclesiale di questi anni, richiede un tempo adeguato per la lettura, per la riflessione, per il confronto e per l’assimilazione.
Il testo, a una prima impressione, risulta composito per l’impegno che Papa Francesco ha profuso nell’assumere e interpretare personalmente il frutto delle due assemblee sinodali celebrate negli anni scorsi e dei molti documenti magisteriali dedicati alla famiglia a partire almeno dal Concilio Vaticano II (cfr n. 4 e 31).

4. Per la recezione di Amoris Laetitia:
prendano la parola le famiglie

Papa Francesco scrive e parla a tutti i fedeli, scrive e parla in modo che tutti possano capire e gioire di una parola evangelica che visita la concretezza della vita e ne fa risplendere la vocazione alla gioia.
Amoris laetitia è quindi un testo proposto a tutti i fedeli, non solo agli operatori pastorali, ai preti, ai Vescovi.
Certo coloro che esercitano il ministero di confessori devono sentire il dovere di una lettura attenta e di un esercizio di comunione anche in quella responsabilità personalissima che si espone nella celebrazione del sacramento della riconciliazione.

Ma il testo deve ispirare, aiutare, incoraggiare in primo luogo coloro che vivono la vocazione al matrimonio.
È doveroso quindi che i singoli fedeli e le coppie di sposi si applichino alla lettura di Amoris Laetitia.
L’ampiezza del documento non deve scoraggiare: il Papa stesso propone di leggere e rileggere il testo, propiziare occasioni di confronto, far pervenire riflessioni, esperienze e applicazioni che offrano luce ad altre coppie e ai preti e ai vescovi.
È tempo, infatti, che le famiglie prendano o riprendano la parola nella Chiesa.

5. Per la recezione di Amoris laetitia:
ripensare la pastorale familiare

Il frutto desiderabile di tutto il cammino compiuto dalla Chiesa e raccolto da Papa Francesco nell’esortazione apostolica è un ripensamento, un rilancio, un rinnovato impegno per una pastorale familiare (cfr cap 6, nn. 199-258). Le direzioni dell’impegno sono molteplici e, in buona sostanza, confermano quanto in diocesi si è fatto e si continua a fare perché sia annunciato il “Vangelo della famiglia”, contrastando una cultura della precarietà e dell’egocentrismo, della paura e della confusione che esprime insofferenza nei confronti della prospettiva di fedeltà e definitività intrinseca alla logica dell’amore e vive con apprensione il tema della generazione. L’impressione complessiva è che la prassi diocesana abbia investito molto e con intelligenza nella preparazione al matrimonio, nell’accompagnamento delle giovani coppie, nei percorsi di pastorale familiare, nella vicinanza alle coppie ferite e alle situazioni cosiddette “irregolari”.

Amoris Laetitia offre contenuti e stili che incoraggiano a rivisitare le diverse tappe della vita familiare e la molteplicità delle relazioni che la famiglia istituisce, per rinnovare la proposta cristiana come buona notizia per la famiglia e per tutte le tematiche connesse. Ne può derivare un rinnovato slancio nell’annunciare il Vangelo della famiglia. Né si dovrà sottovalutare il compito di confrontarsi con il pensiero contemporaneo che in nome dell’amore tende ad abolire il matrimonio, offrendo argomentazioni che mostrano la convenienza della fedeltà e fecondità e confermano la proposta cristiana del matrimonio (cfr n. 35 e 287).
Promotori di questo annuncio devono essere anzitutto coloro che vivono questa vocazione.

6. Per la recezione di Amoris Laetitia:
la famiglia soggetto di evangelizzazione

La proposta pastorale dell’Arcivescovo card Scola nella lettera pastorale Educarsi al pensiero di Cristo che segna il percorso pastorale del biennio 2015/ 2016 e 2016/2017 converge con le riflessioni e proposte di Papa Francesco.
È pertanto opportuno verificare i passi compiuti nell’assumere questa prospettiva come principio di riforma della pastorale diocesana e orientare in questa direzione il discernimento delle priorità e le scelte qualificanti il prossimo anno pastorale.
Il Consiglio Pastorale Diocesano ha affrontato questo tema nella sessione del 23-24 aprile.
Quanto emerso dal Consiglio Pastorale Diocesano, quanto condiviso nell’Assemblea dei Decani sarà recepito del CEM per diventare riproposizione di qualche sottolineatura di priorità per l’anno pastorale 2016/17.
La proposta della priorità pastorale “famiglia soggetto di evangelizzazione” (cfr. nn. 184 e 289) non fa dimenticare il quadro più ampio di altri soggetti che si fanno carico della missione della Chiesa.
In particolare merita una verifica e una riproposizione il ruolo della Comunità Educante nell’ambito della iniziazione cristiana e la cura per i ministri ordinati nella prospettiva della “riforma del clero”.

Nel quadro complessivo della pastorale diocesana la concentrazione sulla “famiglia soggetto di evangelizzazione” è proposta dall’Arcivescovo come principio di riforma della pastorale diocesana, immaginando quindi non una sostituzione della famiglia agli operatori pastorali, ma una valorizzazione della famiglia “come famiglia”, cioè riconoscendo nei gesti ordinari della vita familiare, dei rapporti parentali, della presenza nel vicinato, dell’articolarsi di affetti-festa-lavoro la potenzialità di annuncio del Vangelo di Gesù (cfr nn 200, 277, 287 e 290).
In questo orizzonte occorre un lavoro approfondito sui capitoli 4, 5 e 7 sull’amore nel matrimonio, la fecondità e l’educazione dei figli.

7. Per la recezione di Amoris Laetitia:
dalla richiesta di “lasciapassare” all’invito alla conversione,
in un cammino di discernimento

L’attesa di alcune coppie ferite e il prolungarsi di cammini sofferti, che certo ha avuto nei discorsi ecclesiali e nella risonanza mediatica un’attenzione quasi esclusiva, hanno contribuito a concentrare l’attenzione su una presa di posizione tra “sì” e “no” per quanto riguarda l’accedere dei divorziati risposati alla comunione eucaristica. Ma l’esortazione apostolica indica il “percorso lungo” dell’accompagnare, discernere, integrare (cap 8, nn 291-312).
Papa Francesco, quando invita le nostre comunità ad essere capaci di integrazione invita peraltro a una considerazione più unitaria delle diverse situazioni che possono originare la cosiddetta irregolarità familiare: «non mi riferisco solo ai divorziati che vivono una nuova unione, ma a tutti, in qualunque situazione si trovino» (n. 297).

Come indicato al n. 300, questo percorso implica uno sguardo molto attento e completo alla propria situazione.
- Uno sguardo verso il passato: come si sono comportati con i figli, quali tentativi di riconciliazione ci sono stati.
- Verso il presente: come è la situazione del partner abbandonato e quali conseguenze ha la nuova situazione sulla famiglia e sulla comunità.
- E anche sul futuro: quale esempio si offre ai giovani che si devono preparare al matrimonio.
Certi del fatto che nessuno è escluso dalla misericordia, questo cammino conduce – illuminati dall’insegnamento della Chiesa e con un atteggiamento di sincera conversione, di umiltà, riservatezza e amore alla Chiesa che garantiscano il bene comune ed evitino scandali e doppie morali – alla presa di coscienza della propria situazione davanti a Dio e, in foro interno, a un giudizio su ciò che ostacola la possibilità di una più piena partecipazione alla vita della Chiesa e sui passi che possono favorirla, cioè sui cambiamenti necessari.

L’atteggiamento dei pastori dovrà essere espressione della Chiesa e insieme dovrà essere un esercizio di responsabilità personale: si deve quindi vigilare su atteggiamenti poco coerenti con lo stile e i contenuti proposti da Papa Francesco. In particolare si deve evitare un procedere arbitrariamente nel concedere sbrigativamente un “lasciapassare” per la comunione eucaristica o nel ribadire la dottrina e disciplina vigente con il tono perentorio che ignora lo spirito e le indicazioni pastorali proposte da Papa Francesco.
Il compito impegnativo di mostrare l’articolarsi di oggettivo e soggettivo (per quello che valgono queste categorie) in procedimento decisionale che ha il suo contesto nella comunità cristiana (e quindi anche nel confronto con i pastori) e il suo snodo decisivo nella coscienza del credente deve essere svolto in questi mesi con il contributo di tutti (coppie di sposi, teologi, pastori).

Nello svolgere il proprio compito, i pastori non potranno dimenticare il nesso costitutivo che esiste tra l’Eucaristia e il matrimonio e, in quest’ottica, il carattere ecclesiale (pubblico) del vincolo matrimoniale: l’indissolubilità è un bene ecclesiale e per questa ragione «la pastorale prematrimoniale e la pastorale matrimoniale devono essere prima di tutto una pastorale del vincolo» (n. 211).
La ricerca di una linea condivisa e l’educazione alla doverosa prudenza e amorevolezza pastorale richiedono tempo, consiglio, esercizio di un discernimento autorevole.
È quindi doveroso in questo tempo proporre alle persone interessate la lettura del testo dell’Esortazione Apostolica, la disponibilità al cammino ivi indicato e la pazienza in attesa di una linea diocesana.

Un utile riferimento per le coppie ma anche per i pastori è stato in questi mesi e potrà essere ancora di più in futuro l’Ufficio diocesano per l’accoglienza dei fedeli separati, la cui finalità non è solo quella di verificare la possibilità di introdurre domande di nullità ma anche quella di offrire ai fedeli separati, per i quali non sono percorribili la via della nullità o dello scioglimento, «gli idonei suggerimenti per sostenere e affrontare cristianamente questa condizione» (cf Statuto della Curia di Milano).

8. Per la recezione di Amoris Laetitia:
la formazione dei penitenzieri

Una particolare responsabilità è esercitata dai preti nell’esercizio del ministero della riconciliazione. Per i doverosi percorsi formativi è opportuno per tutto il clero, diocesano e religioso, che siano proposte occasioni di riflessioni, di confronto, di ripresa e approfondimento su tale ministero, non solo per una prassi pastorale da innovare, ma anche per un rinnovamento della propria personale e comunitaria prassi penitenziale.

Ci si propone di convocare i preti che esercitano il ministero di penitenzieri nelle chiese penitenziali e nelle chiese giubilari per raccogliere indicazioni, per affrontare questioni e per elaborare qualche linea da proporre a tutto il clero come tema di confronto nel prossimo anno pastorale.
L’attenzione che Amoris Laetitia richiama sulla coscienza del fedele deve rendere attenti i confessori anche sul rischio di sovraccaricarsi di responsabilità nel proporre in breve risposte perentorie, invece di incoraggiare i percorsi lunghi della formazione della coscienza.
9. Per la recezione di Amoris Laetitia:
interpretare le reticenze

Papa Francesco dichiara in apertura che “non tutte le discussioni dottrinali, morali o pastorali devono essere risolte con interventi del magistero” (n 3).

Ne consegue la responsabilità delle conferenze episcopali nazionali, dei Vescovi diocesani e, secondo il livello di responsabilità di ciascuno, degli operatori pastorali di individuare punti di riferimento e di esercitare il discernimento con sapienza.
È quindi auspicabile che si attenda qualche indicazione della Chiesa italiana su alcune problematiche disciplinate da documenti CEI e che si affrontino a livello diocesano aspetti più specifici.
Si fa riferimento a quanto il Papa afferma al n. 299: «Occorre perciò discernere quali delle diverse forme di esclusione attualmente praticate in ambito liturgico, pastorale, educativo e istituzionale possano essere superate».

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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