La vita che non va chiusa in un cassetto, ma che è fatta per mettersi in gioco, per installare una connessione stabile con il Signore, senza lasciarsi bloccare «dal virus della tristezza paralizzante, dal doping del successo, dalmaquillage dell’anima».
Nella grande Messa finale della Gmg 2016, presieduta al Campus Misericordiaedavanti a un milione e mezzo di giovani, risuona ancora una volta il richiamo di papa Francesco che ha caratterizzato l’intero Incontro mondiale di Cracovia. Quel “non abbiate paura”, per usare le parole di san Giovanni Paolo II, sotto la cui protezione si svolge questa XXXI Giornata ormai giunta al termine.
Dopo la benedizione di una nuova struttura Caritas, Francesco, in papamobile, salutato da una folla immensa, mentre scorrevano i canti di pace eseguiti da Noah, giunge, infatti, sull’altare della grande chiesa a cielo aperto, dove il saluto iniziale gli è rivolto dall’arcivescovo di Cracovia, il cardinale Stanislaw Dziwisz.
«Davanti a te sta la Chiesa giovane del terzo millennio e una folla innumerevole di sentinelle del mattino di tutto il mondo. In mezzo a noi c’è Gesù Cristo. Facciamo ricordo di tutti i fratelli e le sorelle che soffrono in questo mondo inquieto e preghiamo per loro, invochiamo il dono della pace nei cuori umani in ogni angolo della terra», sottolinea il Porporato la cui Diocesi dona, per l’occasione, un’ambulanza alla Caritas del Libano.
Poi, l’Eucaristia concebrata dai cardinali, tra cui l’arcivescovo Scola, da centinaia di vescovi e migliaia di sacerdoti, con l’attesa omelia del santo Padre che, attraverso la pagina Vangelo di Luca – letta anche in lingua paleoslava, per i molti fedeli di Paesi vicini, come i tantissimi provenienti dall’Ucraina –, trova nell’incontro tra Gesù e Zaccheo il suo filo rosso.
Un incontro modernissimo nei suoi contenuti umani di sempre: «L’incontro con Cristo cambia la vita come può essere ogni giorno per ognuno di noi», scandisce papa Bergoglio, evidenziando i tre ostacoli che, tuttavia, Zaccheo deve affrontare, emblematici delle difficoltà di sempre. Anzitutto la bassa statura, traducibile con un sentirsi all’altezza. «Abbiamo una bassa autostima, questa è una grande tentazione – spiega – perché la fede ci dice che siamo creati a Sua immagine, questa è la nostra statura e identità spirituale. Non accettarsi, vivere scontenti e pensare in negativo significa non riconoscere la nostra identità più vera. Dio ci ama così come siamo e nessun difetto o sbaglio gli farà cambiare idea. Dio conta su di te per quello che sei, non per quello che hai, per il cellulare che usi: non gli importa se sei alla moda, gli importi tu».
In secondo luogo, la vergogna paralizzante di poter fare brutte figure. «Avrete sperimentato che cosa succede quando una persona diventa tanto attraente da innamorarsene, allora può capitare di fare volentieri cose che non si sarebbero mai fatte. Qualcosa di simile accadde nel cuore di Zaccheo, quando sentì che Gesù era talmente importante che avrebbe fatto qualunque cosa per Lui. Questo è anche per noi il segreto della gioia: non spegnere la curiosità bella, ma mettersi in gioco, perché la vita non va chiusa in un cassetto. Davanti a Gesù non si può rimanere seduti in attesa con le braccia conserte; a lui, che ci dona la vita, non si può rispondere con un pensiero o con un semplice messaggino. Non lasciatevi anestetizzare l’anima, ma puntate al traguardo dell’amore bello, che richiede anche la rinuncia e un no forte al doping del successo ad ogni costo e alla droga del pensare solo a sé e ai propri comodi».
Infine, il pericolo che viene dalla “folla mormorante” che contrasta Zaccheo, per cui il Pontefice dice ai ragazzi: «Potranno ostacolare anche voi, cercando di farvi credere che Dio è distante, rigido e poco sensibile. Invece il nostro Padre fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni e ci invita al coraggio vero: essere più forti del male amando tutti, persino i nemici. Potranno ridere di voi, perché credete nella forza mite e umile della misericordia. Non abbiate timore, ma pensate alle parole di questi giorni, “Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia”. Potranno giudicarvi dei sognatori perché credete in una nuova umanità, che non accetta l’odio tra i popoli, non vede i confini dei Paesi come delle barriere e custodisce le proprie tradizioni senza egoismi e risentimenti. Non scoraggiatevi».
Da qui l’auspicio che si fa consiglio paterno: «Quando nella vita ci capita di puntare in basso anziché in alto, può aiutarci questa grande verità: Dio è fedele nell’amarci, persino ostinato, fa sempre il tifo per noi come il più irriducibile dei tifosi. Affezionarci alla tristezza non è degno della nostra statura spirituale». È anzi «un virus che infetta e blocca tutto», secondo Francesco che non teme di usare il linguaggio dei “social”. «Non fermatevi alla superficie delle cose e diffidate delle liturgie mondane dell’apparire, del maquillage dell’anima per sembrare migliori. Installate bene la connessione più stabile, quella di un cuore che vede e trasmette il bene senza stancarsi».
«Con questo voi potete far crescere un’altra umanità, senza aspettare che vi dicano bravi, ma cercando il bene per sé stesso, contenti di conservare il cuore pulito e di lottare pacificamente per l’onestà e la giustizia. Fidatevi del ricordo di Dio: la sua memoria non è un disco rigido che registra e archivia tutti i nostri dati, ma un cuore tenero di compassione».
L’invito è a portare con sé quanto vissuto in questi tre giorni intensissimi: «La Gmg comincia oggi e continua domani, a casa, perché è lì che Gesù vuole incontrarti d’ora in poi. Quanto spera che tra tutti i contatti e le chat di ogni giorno ci sia al primo posto il filo d’oro della preghiera. Quanto desidera che la sua Parola parli ad ogni tua giornata, che il suo Vangelo sia il tuo navigatore sulle strade della vita».
Insomma, la Giornate Mondiali come quella «ossigenazione spirituale» del cuore della gioventù che esplode di gioia quando – dopo il saluto del cardinale Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici e la consegna dalle mani di Francesco ai rappresentanti dei cinque continenti delle lampade del Mandato, arriva, con l’Angelus, l’annuncio che la prossima GMG nel 2019 sarà a Panama.
Il passaggio delle consegne, tra lo sventolare delle bandiere dei 187 Paesi presenti, con l’abbraccio endemico dei ragazzi e quello simbolico tra il presidente polacco e la “collega” panamense, è come l’avvio di un messaggio di fraternità grande quanto il mondo.