Pubblicato il 5 settembre 2016 · Categorie: Comunicazioni
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​Madre Teresa, la “santa dei bassifondi di Calcutta”, è Santa per tutta la Chiesa cattolica. Papa Francesco ne ha presieduto il rito di canonizzazione in una gremitissima Piazza San Pietro, davanti a circa 120 mila persone, arrivate da tutto il mondo, soprattutto dall’Albania, terra madre della giovane Agnes, e dall’India, terra di vita e sepoltura, 19 anni fa, di Santa Madre Teresa. Con Francesco hanno concelebrato 70 cardinali, 400 vescovi e oltre 1700 sacerdoti. Tantissimi anche i volontari, che oggi concludono il Giubileo a loro dedicato.

“Beatam Teresiam de Calcutta Sanctam esse decernimus et definimus ac Sanctorum Catalogo adscribimus…”.
Grande l’applauso quando Papa Francesco proclama Santa una “generosa dispensatrice della misericordia divina”: è questo che è stata Teresa di Calcutta, colei che da Madre dei poveri, non ha mai mancato di rendersi disponibile a tutti “attraverso l’accoglienza e la difesa della vita umana, quella non nata e quella abbandonata e scartata”. Francesco proclama Santa colei che ha donato la sua vita a tutti quegli ultimi che nel nostro mondo sono sempre di più: “Si è impegnata in difesa della vita proclamando incessantemente che ‘chi non è ancora nato è il più debole, il più piccolo, il più misero’. Si è chinata sulle persone sfinite, lasciate morire ai margini delle strade, riconoscendo la dignità che Dio aveva loro dato; ha fatto sentire la sua voce ai potenti della terra, perché riconoscessero le loro colpe dinanzi ai crimini – dinanzi ai crimini! – della povertà creata da loro stessi. La misericordia è stata per lei il ‘sale’ che dava sapore a ogni sua opera, e la “luce” che rischiarava le tenebre di quanti non avevano più neppure lacrime per piangere, per piangere la loro povertà e sofferenza”.
La missione di Madre Teresa ha attraversato le periferie delle città e quelle esistenziali, e oggi – dice Francesco – continua ad essere “testimonianza eloquente della vicinanza di Dio ai più poveri tra i poveri”: “Oggi consegno questa emblematica figura di donna e di consacrata a tutto il mondo del volontariato: lei sia il vostro modello di santità! Penso che, forse, avremo un po’ di difficoltà nel chiamarla Santa Teresa: la sua santità è tanto vicina a noi, tanto tenera e feconda che spontaneamente continueremo a dirle: “Madre Teresa”… Questa instancabile operatrice di misericordia ci aiuti a capire sempre più che l’unico nostro criterio di azione è l’amore gratuito, libero da ogni ideologia e da ogni vincolo e riversato verso tutti senza distinzione di lingua, cultura, razza o religione”.
Il Papa cita la santa, quando diceva: «Forse non parlo la loro lingua, ma posso sorridere», per poi chiedere che si porti “nel cuore il suo sorriso” per donarlo a coloro che incontriamo durante la nostra vita, “specialmente a quanti soffrono”. Perché è così che “apriremo orizzonti di gioia e di “speranza a tanta umanità sfiduciata e bisognosa di comprensione e di tenerezza”.
L’appello di Francesco ai fedeli, nella giornata dedicata alla santa della misericordia, è di “tradurre in concreto ciò che invochiamo nella preghiera e professiamo nella fede”. “Non esiste alternativa alla carità”, dice, “quanti si pongono al servizio dei fratelli, benché non lo sappiano, sono coloro che amano Dio”: “La vita cristiana, tuttavia, non è un semplice aiuto che viene fornito nel momento del bisogno. Se fosse così sarebbe certo un bel sentimento di umana solidarietà che suscita un beneficio immediato, ma sarebbe sterile perché senza radici. L’impegno che il Signore chiede, al contrario, è quello di una vocazione alla carità con la quale ogni discepolo di Cristo mette al suo servizio la propria vita, per crescere ogni giorno nell’amore”.
Il compito degli uomini è di “percepire la chiamata di Dio e poi accogliere la sua volontà”. Ma, per accoglierla senza esitazione occorre chiedersi quale sia la volontà di Dio nelle nostre vite e capire cosa piace a Lui: “A Dio è gradita ogni opera di misericordia, perché nel fratello che aiutiamo riconosciamo il volto di Dio che nessuno può vedere (cfr Gv 1,18). E ogni volta che ci chiniamo sulle necessità dei fratelli, noi abbiamo dato da mangiare e da bere a Gesù; abbiamo vestito, sostenuto, e visitato il Figlio di Dio (cfr Mt 25,40). Insomma, abbiamo toccato la Carne di Cristo”.
Francesco si rivolge al mondo del volontariato presente in massa in Piazza San Pietro per il loro Giubileo e a questa folla, “che rende visibile” l’amore di Dio “per ogni persona”, ripete le parole dell’apostolo Paolo: «La tua carità è stata per me motivo di grande gioia e consolazione, poiché il cuore dei credenti è stato confortato per opera tua»: “Quanti cuori i volontari confortano! Quante mani sostengono; quante lacrime asciugano; quanto amore è riversato nel servizio nascosto, umile e disinteressato! Questo lodevole servizio dà voce alla fede – dà voce alla fede! – ed esprime la misericordia del Padre che si fa vicino a quanti sono nel bisogno”.
Chi serve gli ultimi e i bisognosi per amore di Gesù non si aspetta né ringraziamenti né gratifiche, ma vi rinuncia perché ha “scoperto il vero amore”: “Come il Signore mi è venuto incontro e si è chinato su di me nel momento del bisogno, così anch’io vado incontro a Lui e mi chino su quanti hanno perso la fede o vivono come se Dio non esistesse, sui giovani senza valori e ideali, sulle famiglie in crisi, sugli ammalati e i carcerati, sui profughi e immigrati, sui deboli e indifesi nel corpo e nello spirito, sui minori abbandonati a sé stessi, così come sugli anziani lasciati soli”.
Dovunque ci sia una mano tesa che chiede aiuto per rimettersi in piedi – è la richiesta di Francesco – lì deve esserci la nostra presenza e la presenza della Chiesa che sostiene e dona speranza, facendolo “con la viva memoria della mano tesa del Signore su di me quando ero a terra
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