Pubblicato il 9 febbraio 2019 · Categorie: Comunicazioni
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Visita pastorale Comunità Pastorale Madonna della Selva

Festa della Presentazione del Signore

BERGORO – 2 febbraio 2019.

 

I discepoli per irradiare la luce di Gesù per tutte le genti

 

 

  1. Dove guardi, comunità cristiana?

La direzione dello sguardo dice la direzione della vita, l’orientamento dei pensieri, l’oggetto dei desideri, la motivazione per le azioni.

Talora la gente, anche i cristiani, guardano indietro, rievocano altri tempi con i racconti di situazioni, iniziative, successi e risultati che si colorano di toni gloriosi e insinuano l’attrattiva: è meglio ritornare indietro!

Talora la gente, anche i cristiani, si guardano addosso, fissano lo sguardo sul presente, lo leggono con il filtro della cronaca e delle lamentazioni e selezionano le cattive notizie per alimentare il malumore: lo sguardo fisso sul presente, un presente che non piace, induce a una forma di rassegnazione. Non si sa che cosa fare: si siedono gli scontenti al bordo della strada, non vanno né avanti né indietro.

La parola del profeta incoraggia a guardare avanti: io manderò un mio messaggero e subito entrerà nel tempio il Signore che voi cercate. Simeone affidandosi alle promesse dei profeti aspettava la consolazione di Israele; Anna, la profetessa parla di Gesù a coloro che aspettavano la redenzione di Gerusalemme.

 

  1. I cristiani guardano avanti.

I credenti guardano avanti: incontrano il Signore nella piccolezza del Bambino, nella povertà di una famiglia che offre il proprio piccolo dono, nell’indifferenza e persino ostilità del contesto, e guardano avanti, vedono l’avvicinarsi della salvezza, orientano il loro passo verso l’incontro con il Signore, sospirano il compimento. I credenti guardano avanti, si sentono incaricati del futuro e percorrono la terra parlando del bambino a quanti aspettano la redenzione.

La comunità, ricca del suo passato, non guarda indietro, sentendo responsabilità per il presente non si guarda addosso per compiangersi, fidandosi della promessa di Dio, guarda avanti.

 

  1. La presenza di Gesù, salvezza che rinnova la vita e la gioia.

La promessa di Dio non è un l’annuncio di qualche cosa che sarà, ma la presenza del Salvatore che dà rinnova la vita e la gioia. Intorno al Signore Gesù si raduna la comunità per essere il popolo che vive della vita di Dio e che si mette in cammino verso il compimento.

La presenza di Gesù ha riempito di luce la notte di Natale e il tempio di Gerusalemme: è festa della luce. I discepoli che riconoscono la presenza di Gesù riconoscono il principio di una vita nuova, si mettono in ascolto della sua parola, partecipano della celebrazione dei santi misteri che li rende un cuore solo e un’anima sola per potenza di Spirito Santo e diventano protagonisti dell’impresa di scrivere una storia nuova.

I discepoli di Gesù partecipano della gioia e della consolazione di Simeone, di Anna la professa, partecipano dello stupore di Maria e di Giuseppe; si mettono alla scuola di Gesù per imparare a diventare persone conformi al Figlio di Dio che si è fatto figlio dell’uomo: cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era con lui.  I discepoli di Gesù sono tutti abitanti di Nazareth.

 

  1. La salvezza preparata per tutti i popoli, luce per rivelarti alle genti.

La presenza di Gesù non è il patrimonio privato dei cristiani: la luce risplende per irradiarsi, la luce risplendere per trasformare in luce coloro che si lasciano avvolgere e trasfigurare dalla grazia del Signore.

La responsabilità per irradiare la luce è di tutta la comunità e chiede a tutti di farsene carico. Alcuni dei discepoli si fanno avanti per percorrere le strade del mondo in nome del vangelo: questa comunità incoraggia le partenze?

Alcuni dei discepoli si fanno avanti per percorrere le strade della città in nome del Vangelo. Questa comunità apprezza le disponibilità? Cura la preparazione di coloro che si assumono incarichi per il servizio al Vangelo in questo territorio?

Alcuni dei discepoli non possono fare niente di più di quello che fanno: questa comunità aiuta ciascuno ad essere un segno, un messaggio, una proposta per tutti quelli che ogni giorno sono chiamati ad alzare lo sguardo per riconoscere la presenza di Dio che offre salvezza?

 

  1. La visita pastorale.

La presenza del Vescovo è la parola che chiama ogni comunità a sentirsi viva e partecipe della Chiesa, ad apprezzare i doni ricevuti, a sentirsi coinvolta nella missione della Chiesa.

È l’occasione per una parola di consolazione: il Signore abita qui e salva!

È l’occasione per una parola di incoraggiamento: guardate avanti, continuate a seminare, continuate a camminare. Il Signore è vicino, il regno di Dio è in mezzo a voi.

 

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Visita pastorale

Domenica – 3 febbraio 2019.

 

Nella tempesta, la grazia che salva

 

  1. La traversata pericolosa.

Questa è forse l’immagine della Chiesa di oggi e di sempre: una barca esposta alla tempesta in mezzo alle onde di un contesto ostile. Sulla barca stanno uomini esperti di quelle acque eppure sono affaticati nel remare, perché il vento è contrario. Le loro forze e la loro esperienza non sembra bastare all’impresa. L’impressionante visione di Gesù che viene in soccorso invece di dare loro sollievo e speranza diventa motivo per essere sconvolti: non lo riconoscono e si mettono a gridare!

La chiesa nel nostro tempo sperimenta qualche cosa di simile, forse. Certamente in tante parti del mondo c’è una ostilità esplicita, una persecuzione in atto, una umiliante discriminazione.

Ma anche nelle terre che abitiamo noi sperimentiamo la fatica di remare, con il vento contrario.

Molte proposte della comunità cristiana cadono nel vuoto, l’impegno educativo dei genitori e della comunità educante sembra improduttivo, molti interessi e molte seduzioni insidiamo l’appartenenza attiva e la presenza corresponsabile nella vita della comunità cristiana e inducono ad andare altro, a trovare più attraente altri stili di vita, altre scelte, altre appartenenze.

 

  1. Come si attraversa la tempesta?

In mezzo alla bufera ci sono diversi modi di reagire.

C’è l’impegno per cavarsela, lo sforzo per guadagnare un porto tranquillo sostenuto con tutte le forze disponibili: si può far conto sulla propria esperienza, si può far conto sulle proprie risorse, insomma si può far conto su di sé.

C’è la rassegnazione di fronte al compito sproporzionato: non si fa conto su niente e su nessuno, si smette di lottare, si aspetta che passi, se mai passerà.

C’è la grazia di prendere Gesù sulla barca.

La comunità cristiana nei suoi discorsi, nei suoi impegni, nel suo modo di analizzare le situazioni e di affrontarle sembra talvolta un gruppo di volonterosi che non smettono di affaticarsi con ammirevole dedizione. Sembra che non possano far conto su altro che sulle proprie energie e risorse. Non si aspettano che Gesù si avvicini e rassereni e faccia smettere il vento.

Il Vangelo annuncia invece che proprio nel cuore della tempesta il Signore si fa vicino, che proprio nel momento in cui ci si sente allo stremo delle forze il Signore viene in soccorso. La vita cristiana e la missione della Chiesa nel mondo, talora entusiasta, talora indifferente, talora ostile, non è impresa umana. È l’occasione per sperimentare la potenza di Dio.

 

  1. Per grazia siete salvati (Ef 2,5).

La visita pastorale è l’occasione in cui il Vescovo incontra la comunità cristiana nel territorio per condividere la certezza di sempre: non abbiate paura, coraggio! È il Signore!

La visita pastorale è l’occasione per invitare ad accogliere Gesù proprio mentre si attraversa la tempesta.

 

La comunità cristiana vive della grazia che viene dal Signore Gesù: vive di gratitudine. Dio ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amato, da morti che eravamo per le colpe, ci ha fatti rivivere con Cristo: per grazia siete stati salvati (Ef 2,4-5). Siamo quindi invitati ad accogliere Gesù nella nostra vita, nella nostra traversata: riconoscerlo come il vivente e non il fantasma; accoglierlo non come un enigma incomprensibile, ma come il salvatore affidabile, ascoltarlo come il maestro che insegna a vivere, a sfidare il vento contrario, a portare a compimento la traversata.

 

  1. La gente, accorrendo da tutta quella regione…

La barca è al servizio della missione di Gesù; la Chiesa è a servizio della missione di Gesù, gli consente di rendersi presente nella storia del mondo, di prendere contatto con la desolazione e il tormento che affliggono gli uomini e le donne.

La pratica della misericordia, la disponibilità alla compassione, la prontezza nel soccorrere espone Gesù all’assedio della miseria e dell’invocazione e manifesta ai poveri, ai malati, alla gente tormentata dal male il volto di Dio che si rivela in Gesù Cristo. Il pregiudizio del Dio lontano, del Dio indifferente, del Dio severo, così radicato nella mentalità mondana viene smentito dalla presenza di Gesù che si china su ogni sofferenza e offre la salvezza.

La comunità cristiana è presente nel territorio per rivelare a tutti il volto di Dio che si è manifestato in Gesù: il Dio ricco di misericordia. Non abbiamo poteri magici né siamo capaci di fare miracoli. Il miracolo più necessario è la misericordia, è il servizio che la Chiesa può rendere perché la gente che lo cerca possa incontrare Gesù.

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