L’INIZIATIVA CARITATIVA che viviamo insieme in questo Avvento sarà allora volta a sostenere la comunità di Visso (Mc) dove sarà costruito/allestito un nuovo Centro socio-educativo per bambini e anziani. La tendostruttura ospiterà attività a favore di bambini e anziani che potranno frequentare laboratori musicali e artistici, attività di accompagnamento allo studio e di sostegno alla genitorialità, oltre ad ospitare gli incontri e gli eventi della comunità. Il costo complessivo previsto dell’opera si aggira attorno ai 30.000 €.
La scorsa settimana avevamo anticipato che saremmo stati più esaurienti nell’evidenziare le finalità dell’iniziativa caritativa di questo Avvento cui – come Comunità Pastorale – scegliamo di aderire. Proprio questa settimana ho sentito telefonicamente il Sig. Alberto Minoia della Caritas Ambrosiana chiedendo come poter aderire ad un progetto preciso in aiuto ai terremotati del centro Italia. Via posta ho ricevuto l’altro ieri il pieghevole CARITAS PROGETTI che riporta questa interessante intervista fatta proprio a lui dove si descrive bene la situazione e i bisogni reali delle persone colpite da questa calamità. Pertanto ho pensato di riportare per intero l’intervista e al termine inserire il progetto che ci impegneremo a sostenere con i frutti delle nostre rinunce.
Intervista ad Alberto Minoia, responsabile Area Emergenze Nazionali di Caritas Ambrosiana di ritorno dalla missione nelle zone del sisma in Centro Italia. Che situazione hai trovato a un mese dal sisma? Durante la missione ho visitato le due Regioni maggiormente colpite dal sisma del 24 agosto il Lazio e le Marche. In entrambe le situazioni era in atto lo smantellamento progressivo delle tendopoli, la gente vive una situazione di “transito”, di passaggio. I paesi più colpiti sono stati nel Lazio Amatrice ed Accumoli mentre nelle Marche Pescara del Tronto ed Arquata. La rete dei soccorsi ha funzionato bene, a partire dalla presenza dei Vigili del Fuoco che fin dalle prime ore erano accanto alla popolazione per la delicata opera di salvataggio. Certo in questa fase sono anche tanti i volontari delle varie ONG nazionali e internazionali che sono presenti, quasi a dire una certa sovrabbondanza, rispetto al numero totale delle persone nelle tendopoli. Per cui ci sono anche strutture forse sottoutilizzate e cucine che sfornano pasti caldi solo per volontari. Come l’esperienza di Caritas Ambrosiana può trasformarsi ancora una volta in azione, a partire dalle necessità e dai bisogni più immediati delle persone? Caritas Ambrosiana proprio a partire da questa missione si è posta accanto a Caritas Marche per supportarla nella delicata e complicata fase di avvio della mappatura dei bisogni e delle risorse in tutti i territori coinvolti dal Sisma del Centro Italia per poter rispondere al meglio, nei prossimi mesi, alle necessità delle persone. Il lavoro più grosso e più importante è l’incontro con le famiglie colpite con particolare attenzione alle frazioni più isolate. Quali sono i pericoli maggiori a cui vanno incontro le fasce più deboli della popolazione? Oltre alle abitazioni, Il terremoto spacca le relazioni, i legami, gli affetti… Le fasce più vulnerabili della popolazione sono sicuramente i bambini e gli anziani. I primi sono meno in grado di elaborare l’esperienza traumatica dell’evento, per cui se sono adeguatamente sostenuti dagli adulti, a partire dai genitori e dalle altre figure di riferimento, possono superare positivamente il trauma. In caso di perdita di uno o entrambi i genitori o di un fratello o di una sorella la situazione è sicuramente più grave ed è in grado di condizionare lo sviluppo psichico e affettivo del bambino. Gli anziani sono per loro natura abitudinari nelle azioni e nelle relazioni. Con il terremoto hanno perso i loro punti di riferimento relazionali, i “luoghi” di socializzazione, anche informali come la piazza con la panchina, il bar… Quali sono i punti di forza delle comunità che hai incontrato e quali segnali di ripresa hai visto nella popolazione? Il principale punto di forza è sicuramente l’attaccamento agli affetti famigliari, alle proprie origini, alla terra e alle tradizioni. Questo terremoto, almeno nella sua fase iniziale ha ricompattato tutto, per cui la spinta solidaristica ha avuto il sopravvento. Sono comunità che hanno sviluppato una buona 20 novembre 2016 — n. 41 capacità di resilienza, per questo la fase di ricostruzione dovrebbe essere garantita non soltanto per le case, ma anche per il tessuto sociale delle comunità colpite. Una volta che i riflettori dei principali organi di informazione saranno definitivamente spenti, quale sarà il lavoro più complicato da fare con la popolazione nel medio lungo termine per riportarli ad una “normalità”? Partendo dall’evento che ha trasformato e trasferito queste comunità, è difficile parlare di “normalità”. I tempi saranno inevitabilmente lunghi, forse dieci anni perché possa essere tutto ricostruito. Nel frattempo le persone tra circa sei mesi si trasferiranno nuovamente in situazioni abitative più stabili, i moduli S.A.E., (Soluzioni Abitative d’Emergenza) che dovrebbero essere edificati non lontano dai paesi originari. A quel punto si saprà come si configureranno queste nuove comunità e quali saranno i bisogni in questi nuovi agglomerati abitativi.