Pubblicato il 25 settembre 2017 · Categorie: Comunicazioni

 

 

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Concludo con queste osservazioni di carattere generale, alcune peraltro già rese note due anni fa in occasione di comunicazioni di questo tipo: – Impegniamoci tutti progressivamente ad abbandonare l’idea della “mia Messa” (= quando voglio io e sono comodo io), per passare invece a quella della “Messa che c’è”, cui posso partecipare.

 

La scarsità del clero ci porterà pian piano sempre più in questa direzione. – Nella scelta dell’orario delle Messe abbiamo voluto custodire tutela e cura riguardo alle proposte della Pastorale giovanile. Questo “investimento” a favore dei giovani è una delle priorità che l’Arcivescovo ci ha consegnato al termine della visita pastorale, su cui dovremo lavorare in questi prossimi anni. – Vorremmo poi tentare di rendere l’“incastro delle Messe domenicali” vivibile e celebrabile in modo sereno e dignitoso per i fedeli stessi e soprattutto per noi preti che ci muoviamo da una Parrocchia all’altra, evitando “maratone e/o Gran Premi di Formula1”. – Non ci dimentichiamo l’obiettivo che vorremmo fare nostro, ben espresso nel motto: “Meno Messe più Messa”.

 

Dobbiamo puntare a una sempre maggiore cura della qualità celebrativa delle Messe nella nostra Comunità Pastorale e dell’impegno sia per noi preti nel presiederle che per tutti nel celebrarle, in particolare per quei ministeri laicali che la liturgia promuove e prevede, che vanno “incentivati e allargati” ad un maggior numero di persone, così da favorire e aiutare la preghiera delle nostre assemblee. Non per tutte le Messe questo servizio è garantito sempre in modo sufficiente e dignitoso. Anche questa è consegna che il nostro Arcivescovo ci ha lasciato dopo la Visita Pastorale: “La Messa domenicale: deve essere un appuntamento desiderato, preparato, celebrato con gioia e dignità: quindi è necessario che ci sia un gruppo liturgico che anima la liturgia, un’educazione al canto liturgico, una formazione dei ministranti e di tutti coloro che prestano in servizio nella celebrazione. La cura per la celebrazione non si riduce alla cura per un adeguato svolgimento del rito, ma deve soprattutto propiziare che la grazia del mistero celebrato trasfiguri la vita dei fedeli e si irradi nella vita ordinaria con i suoi frutti irrinunciabili: in particolare deve risplendere la gioia e la comunione che fa dei molti un cuore solo e un’anima sola.

 

So bene che queste scelte – come tutte del resto – scontenteranno alcuni e accontenteranno altri. Posso assicurarvi che noi preti con il diacono ce la mettiamo tutta per cercare il bene per la Comunità e credeteci: non è semplice neppure per noi vivere questa “itineranza” domenicale da una Chiesa all’altra e spesso di corsa. Lo si fa volentieri per il Signore, per la Chiesa e per voi, con gioia e impegno, perché “Cristo sia annunciato, creduto e amato”.

 

Forse ci può aiutare uno stralcio di un articolo scritto dal nostro Arcivescovo Mario Delpini (che potete trovare online anche sul nostro sito www.madonnadellaselva.net), a margine della sua visita la scorsa estate in Brasile, dove a un certo punto chiedendosi cosa può dire la Chiesa brasiliana a quella di Milano scrive: “Coraggio! Se in Brasile la povera gente che si raduna in cappelline fatte di affetto e di miseria ha voglia di cantare, di abbracciarsi, di fare festa per accogliere la grazia di una Messa, per festeggiare il prete di passaggio, allora forse si può cantare, abbracciarsi e fare festa anche là dove la Messa c’è tutti i giorni. Con quale coraggio potrebbe lamentarsi un cristiano in Diocesi di Milano? Avrà mai sentito parlare della parrocchia di Arame, nel Maranhão, grande come la Diocesi di Milano, dove due preti di Milano (uno è il nostro don Mario – ndr.) sono a servizio di una settantina di comunità. Coraggio, Chiesa di Milano, ringrazia per quello che hai! Se il vescovo amico confida la sua gioia perché dopo anni potrà ordinare un prete, uno solo, per adesso, e così anche la gente di quel villaggio lontano potrà sentire forse due volte all’anno la parola del perdono e della consacrazione, forse anche il vescovo di Milano potrà dire alla sua gente: ringraziate per i molti preti che sono stati presi a servizio proprio per voi e per tutti i giorni dell’anno! Coraggio, Chiesa di Milano, conserverai la fede e potrai partecipare alla Messa anche domenica che viene e proprio nella chiesa sotto casa! Se per l’organizzazione della festa e la preghiera del rosario e la camminata per la famiglia i gruppi di laici si appassionano all’impresa e non si sottraggono alle fatiche e sono onorati di farsi avanti, anche se il prete potrà arrivare solo all’ultimo momento, forse anche là dove una tradizione decennale si è abituata ad aspettare che sia il prete a fare tutto e se non fa lui, le cose non si fanno, si può immaginare una comunità più vivace, più corresponsabile”.

                                                                                                                                                                                                                   don Federico

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